Marco barsanti Photography blog
CORSI DI FOTOGRAFIA PHOTOLUX FESTIVAL
(LIVELLO AVANZATO) – Settembre 2018/Febbraio 2019
Contenuto del Corso: Utilizzo di Adobe Lightroom e realizzazione di un Progetto Fotografico.
Quattro mesi di riprese fotografiche, revisioni di gruppo, discussioni, messa a punto estetica e tecnica. Ecco il risultato.
Espongono in questo spazio: Luca Andreotti; Beatrice Fenili; Luca Giannecchini; Nicolò Urbani.
Il programma del corso
LUCA ANDREOTTI
La cultura, le tradizioni, l’istruzione, la tecnologia, il lavoro, il cambiamento economico, il consumismo, il confronto, l’invidualismo.
Tutto questo plasma l’individuo.
Ciò si riflette inevitabilmente nel rappoorto di coppia.
Come ci sentiamo se ci troviamo in un luogo pubblico e ci mettiamo faccia a faccia con il nostro partner?
Complicità? Serenità? Imbarazzo? Empatia? Piacere? Passione? Amore?
Luca Andreotti
BEATRICE FENILI
La mia ricerca per lo sviluppo del progetto fotografico nasce fra i muri delle abitazioni di Lucca, che mi hanno affascinato per i colori dell’intonaco e per le forme che si sono create nei punti in cui questo era più rovinato dall’usura del tempo.
Accostando diverse immagini, in diversi colori, ho creato degli sfondi sui quali successivamente ho sovrapposto delle immagini di fossili, simbolo di una storia più antica
Beatrice Fenili
CRISTIANO GIAMMATTEO
Dummies
La fotografia dei manichini è fotografia metafisica che dà volto alle visioni oniriche dell’inconscio. Come nel sogno la prima protagonista è l’inquietudine, dimensione nella quale percepiamo la nostra solitudine.
Freddi, senza volto, rigidi e incapaci di agire e di volere, è così che ogni esperienza di sogno ci fa sentire. Respinti fin dentro alle nostre intenzioni, in una percezione di desiderio di agire, di cui avvertiamo l’urgenza, ma che tuttavia non siamo in grado di mettere in azione.
I manichini della nostra contemporaneità perdono ogni espressione corporea e si affermano nei loro non-volti, nei primi piani, negli orpelli con i quali sbeffeggiano l’uomo, nei dettagli di ciglia e bocche prestate al vezzo e non al sentimento. Non si specchiano affatto in una umanità a cui anelano, ma anzi la deridono, inutile vittima del proprio cannibalismo.
Intagliati nei chiaroscuri del bianco-nero appaiono e scompaiono a un uomo che li ignora e li vuole al servizio dei propri consumi, ma forse non li scruta abbastanza da coglierne l’inquietante monito.
Muti, certo. Senza volto per antonomasia. Dunque inoffensivi.
Simbolo di un progresso degenerante dell’uomo moderno, consumistico e onnivoro, che finisce divorato dal proprio non volto con l’agghiacciante non consapevolezza di esserlo.
Torna allora l’esperienza onirica di una solitudine mai del tutto percepita, di un precipitare senza coscienza del proprio peso, di una sensazione di volontà di agire vaga e inconsistente, di una umanità sfumata e incapace di mettersi a fuoco.
Antonella Mangini
”Il manichino è un oggetto che possiede a un dipresso l’aspetto dell’uomo, ma senza averne il movimento e la vita. E’ profondamente non vivo e questa sua mancanza di vita ci respinge, ce lo rende odioso. Il suo aspetto ci fa paura e ci irrita.
Il manichino non è una finzione, è una realtà, anzi una realtà triste e mostruosa. Noi spariremo ma il manichino resta. Non è un giocattolo, fragile ed effimero, che una mano di bambino può spezzare, non è destinato a divertire gli uomini.”
(Giorgio De Chirico, 1942)
LUCA GIANNECCHINI
LE PALAFITTE DEL LAGO DI MASSACIUCCOLI
Sarebbe meglio dire le baracche del Massaciuccoli.
Molto spesso vado a camminare lungo le sponde del lago e queste strutture (baracche e bilance) ed il loro lento ma inesorabile cambiamento nel tempo mi hanno sempre interessato.
Proprio il tempo, gli agenti atmosferici e la mancata manutenzione hanno prodotto risultati a dir poco sorprendenti: ruggine, parziali cedimenti dei pali di sostegno, corrosione.
Le forme che ne sono venute fuori, i colori che hanno assunto le lamiere, hanno reso, per me, interessanti queste strutture non solo dal punto di vista fotografico, ma andando anche a fare ipotesi sulla loro funzionalità nel tempo; infatti, a volte ho riflettuto su chi le aveva costruite, con quale preciso scopo ed infine l’uso.
Oggi si assiste a qualche parziale recupero di alcune baracche , ma ciò è frutto, secondo me, a passioni temporanee, legate a passatempi da esercitare nel tempo libero e forse anche solo stagionali.
Queste costruzioni, così come i barchini e le bilance, sono stati strumenti di lavoro finalizzati alla caccia ed alla pesca.
Queste attività, alcuni decenni fa, avevano piu’ che altro scopo di sussistenza, attesi i periodi difficili che hanno interessato queste ed altre zone del paese.
Questo breve accenno potrebbe essere sicuramente molto interessante da sviluppare ma ci allontanerebbe dal tema che rimane la fotografia.
Conl’inizio di questo II corso ci è stato assegnato un tema da sviluppare e terminare entro la fine delle lezioni.
Ricordo le difficoltà iniziali su cosa o su quale argomento concentrarmi e sviluppare e che, al tempo stesso, potesse avere anche un certo interesse.
All’inizio mi era sembrato normale rappresentare queste strutture in modo reale così come apparivano (tipo resoconto).
Andando avanti, anche facendo tesoro delle indicazioni e dei suggerimenti, la banale rappresentazione reale dell’apparente è stata abbandonata.
Rappresentare questi luoghi in modo astratto è diventato via via più interessante; vedere nel caos delle costruzioni, cercare le forme e le linee è stato poi anche affascinante.
Gli scatti che avevo selezionato, però di fatto erano slegati viste le dominanti di colore, tonalità fredde e/o calde ed infine anche l’elemento acqua creava non poche problematiche per rendere omogeneo il lavoro.
La scelta del diverso dimensionamento delle foto, formato più stretto e lungo, la limitazione all’essenziale e soprattutto il suggerimento di stampare i fotogrammi in bianco e nero ha reso il tutto molto più fruibile.
Per me la scelta del b/n è stata una vera sospresa atteso che da sempre uso il colore.
Il taglio, l’utilizzo del b/n, come già detto, ed il contrasto hanno conferito drammaticità a questi ambienti cadenti.
Come primo estimatore del lavoro dico: mi piace
Luca Giannecchini
NICOLO URBANI
Questo portfolio è nato un po’ per caso, con un esperimento che si è poi concretizzato nel lavoro che ho realizzato.
L’obbiettivo di ciascuna fotografia è quello di lasciare che l’occhio dell’osservatore corra oltre quello che la foto apparentemente propone, lasciando le redini dell’immaginazione alla fantasia.
Gli occhi sono visti come lo specchio dell’anima e, dopo la visione di queste immagini, ogni anima saprà personalizzare il significato di ciascuna foto.
Leggendo delle pagine sul filosofo Hegel per un semplice compito scolastico, ho trovato un’aforisma che riassume il contenuto del mio portfolio in una frase:
“L’arte è l’espressione sensibile di qualcosa che non è sensibile”
~Georg Wilhelm Friedrich Hegel~