Marco barsanti Photography blog
CORSI DI FOTOGRAFIA PHOTOLUX FESTIVAL
(LIVELLO AVANZATO) – Settembre 2016/Gennaio 2017
Contenuto del Corso: Utilizzo di Adobe Camera Raw e realizzazione di un Portfolio Fotografico a tema.
Quattro mesi di riprese fotografiche, revisioni di gruppo, discussioni, messa a punto estetica e tecnica. Ecco il risultato.
Espongono in questo spazio: Luca Bigongiari; Vesna Bogicevic; Marco Moscato;Gabriele Panigada; Giulia Raia; Francesco Scatena, Sara Vannucchi.
Il programma del corso
Luca Bigongiari
“Ombre & Luci”
Un viaggio al di là del visibile, dell’impercettibile che si cela nelle ombre profonde all’ emergere dalla luce. Un incontro virtuale tra attimi irripetibili, istanti di luce. Realtà o sogno si intrecciano sull’elemento sensibile della fotocamera.
Luca Bigongiari
Alla luce, leggiamo le invenzioni di altri; nel buio ci inventiamo le nostre storie. (Alberto Manguel)
Vesna Bogicevic
Ecco: Il mio lavoro in questo caso è un semplice tentativo di fermare le mutevoli condizioni di luce e di spazio che ridefiniscono la percezione visiva delle sculture scelte.
Qui la fotografia determina il punto di vista sull’oggetto dando una forma definitiva dell’opera d’arte.
Così l’allegoria nuda “Architettura ” di Giambologna diventa la mia “Architettura”.
Vesna Bogicevic
Marco Moscato
Cosa succede in un istante? Insieme di forme che si muovono, figure che percorrono le stesse strade giorno dopo giorno. Cosa pensano? Una foto è un istante arrestato, l’attimo e’ unico ed irripetibile. Potra’ essere simile, ma non sara’ mai identico perche’ le condizioni attorno ad esso mutano. Gruppi di persone che si muovono all’unisono verso la propria quotidianita’. Ma non potrebbe essere solamente un’illusione ottica?
Marco Moscato
Si può mentire con le fotografie. Si può persino dire la verità, per quanto ciò sia estremamente difficile. Il luogo comune vuole che la fotografia sia specchio del mondo ed io credo occorra rovesciarlo: il mondo è lo specchio del fotografo. (Ferdinando Scianna)
Gabriele Panigada
Passato e presenze
Il tempo non esiste.
Il passato non esiste più; il futuro non esiste ancora; il presente, nel momento stesso in cui cerco di inquadrarlo, è già passato e dunque non esiste più. Platone lo definì l’immagine mobile dell’eternità, Aristotele la misura del movimento. Duemila anni dopo si è d’accordo, almeno, nel pensare che sia tutto relativo a chi guarda e che non esista tempo senza spazio.
Per questo, ogni volta che accedo a un luogo non posso fare a meno di immaginarlo come tempo. Soprattutto un luogo umanizzato. Uomo è parola antica che non si sa da dove venga. L’unico fatto abbastanza certo è che sia legato a mano. Anch’essa parola ancestrale, si pensa che significhi “misurare” perché – da sempre – è primigenio e rudimentale strumento di computo. In una lingua dravidica, stretta parente delle nostre, una parola, illuminante, ci suggerisce la nostra probabile nascita come suono: uomo è detto manidan, cioè “colui che misura il tempo”.
E così, se il tempo non sussiste, noi, esseri come tutti braccati da necessità ma col vizio all’illusione, ci diamo significato misurando una realtà inesistente. Questo è il nostro dramma e il nostro riscatto. Un animale con il lusso dell’inutile, ostinato a smuovere l’eterna fissità come si smuove il fondo di un grande lago immobile.
Tempo e spazio umani, quindi, come le due facce opposte – invisibile e visibile, impercettibile e sensibile – di una stessa medaglia che ruota eternamente su se stessa. Anche laddove ci sono solo ruderi – un altro modo di nominare il cambiamento ovvero il movimento. Ciò che è stato non esiste più, ciò che è cessa di esistere non appena lo fissiamo, e ciò che sarà deve ancora esistere; il che equivale a dire che tutto esiste contemporaneamente, concentrato in un singolo attimo ovvero in uno spazio, quello che si dischiude adesso ai nostri sensi. Ed è per questo che, quando accediamo in luoghi dismessi, entriamo in tutti i tempi che li hanno attraversati, e lì finiamo intrappolati per sempre come tutti coloro che li hanno costruiti, abitati, abbandonati.
Passato e presenze vuole essere un divertissment e un omaggio alle figure che incontro quando entro nei tanti suggestivi casolari abbandonati della Tenuta Torre a Cenaia – mio luogo/tempo di lavoro. Le presenze sono più reali di un passato che sopravvive solo per finzione: sono tracce senzienti e sensibili nei segni che ancora restano, finché restano. E anch’io sono una di queste e, come loro, contribuisco a mutare in spazio il tempo.
Gabriele Panigada
Giulia Raia
” I fotografi guardano troppo verso l’esterno e non mettono in discussione la meccanica della loro esperienza; Smettetela di cercare l’arte negli incostanti capricci della moda, e scoprirete presto che non è lì fuori, il li fuori è nella nostra mente. La vostra musa ispiratrice risiede nell’immaginazione, la fonte arcana della magica creazione artistica.
Non cercate di essere artisti
Cercate di essere veri. Se la vostra visione è onesta, l’arte vi troverà.” (DUANE MICHALS)
Cosa si nasconde dietro ogni sguardo, ogni pensiero, ogni movimento di una persona ? Cosa vuole trasmettere nel momento in cui viene fotografata?
Pensieri, emozioni, visioni fanno parte di ogni essere umano, filosofi e scienziati hanno provato a studiarli o capirli ma nessuno è mai riuscito a tradurli.
Al fotografo è stato dato il compito di catturare qualche goccia di questo immenso mare di emozioni, ma tutto dipenderà dall’osservatore.
Giulia Raia
Francesco Scatena
Quando ho scelto il tema di questo portfolio ho pensato che questa raccolta doveva essere rappresentativa del motivo per cui a me piace fare fotografie:
a me piace fotografare soprattutto per me, perché voglio catturare con un’immagine il ricordo di un’emozione, per riportare alla mente tutta la situazione che dietro una fotografia si nasconde.
Le immagini del mio primo portfolio nascono da questo mio desiderio e per cominciare ho scelto di fotografare la mia famiglia;
la riservatezza e la timidezza delle mie modelle e dei miei modelli preferiti ha determinato la composizione delle inquadrature.
Grazie al percorso di questi mesi ho capito, poi, che quando una fotografia “racconta” qualcosa allora ognuno guardandola può trovarci dentro una sua storia,
una sorta di portale in grado di trasportare in un’altra realtà.
Francesco Scatena
Ecco il mio segreto. E’ molto semplice:
Non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi.
(Il Piccolo Principe- Antoine de Saint Exupéry)
Sara Vannucchi
“C’è bellezza ovunque, ma non tutti riescono a vederla”. Confucio, Cina, VI V secolo a.c.
Ed oggi è tanto più difficile vederla, in questo mondo così trasformato dall’uomo, con le nostre vite sempre più veloci, frenetiche, spesso indefinite ed indefinibili, sempre in movimento ed in trasformazione.
Ma la bellezza c’è, basta guardarsi attorno senza nemmeno cercare troppo, anche una frazione di secondo, o con la coda dell’occhio, anche continuando a vivere così velocemente: è la vista che si apre quando arrivi in cima alla montagna, è l’isola che si avvicina mentre giungi per mare, sono le strade della città, è l’acqua del fiume che scorre sotto il ponte, è un quadro, una statua, una chiesa, è il laghetto coi pesci rossi nel giardino di casa propria, è una spiaggia, il mare, il cielo.
Non si può vivere senza la bellezza, è nutrimento per l’anima, cura le ferite, allevia i dolori, calma il turbinio profondo dei tormenti della vita.
La bellezza è però al tempo stesso sfuggevole e indefinita, è il riflesso sulla superficie di quel laghetto, è il raggio di luce tra gli alberi, in quel luogo, in quel tempo, irripetibile. Ci saranno altri riflessi ed altri raggi di luce, ma saranno sempre diversi.
Così con le mie fotografie cerco di fissare quel guizzo di bellezza, quella sensazione che percepisco in quella frazione di secondo.
Nascono tutte da pura improvvisazione, da momentanee intuizioni, non sono immediatamente visibili né comprensibili, ma si svelano solo dopo, come il quadro al pittore dopo l’ultima pennellata.
Ho iniziato per gioco senza sapere bene cosa avrei ottenuto, e il risultato è stato sorprendente. Sento con esse di poter unire le mie passioni per l’arte, la pittura, la fotografia e per la bellezza del mondo.
Sara Vannucchi
Lucca, 25 gennaio 2017