Il Lavaggio nella Stampa Fine Art – seconda parte

Alcuni anni fa ho acquistato una vasca a scomparti verticali per il lavaggio delle mie fotografie in bianco e nero. Avevo la certezza, che attraverso il suo utilizzo, avrei finalmente evitato il lungo e tedioso lavaggio manuale in bacinella.
Le mie attese purtroppo si rivelarono solo in parte soddisfatte; ben presto capii che per inesperienza avevo commesso alcuni errori di valutazione sul criterio di scelta del modello specifico.
Non solo la vasca che avevo acquistato era sovradimensionata per la mia abituale produzione di stampe su carta baritata, ma anche il suo sistema di circolazione dell’acqua non presentava un’efficienza ottimale. A poco a poco mi resi anche conto, che per rendere veramente efficace il lavaggio, avrei dovuto apportare delle modifiche alla vasca.
L’intento di questo articolo, oltre a discutere gli ultimi accorgimenti utili nella tecnica del lavaggio, è di suggerire alcuni consigli sul criterio di scelta di questo accessorio.

In quali casi è effettivamente conveniente l’impiego di una lavatrice verticale:
Una lavatrice professionale è costituita da una vasca in acrilico trasparente, da riempire completamente di acqua. Una suddivisione interna a scomparti serve ad accogliere e mantenere le stampe separate, mentre il flusso continuo di acqua provvede al lavaggio. Ogni lavatrice, infatti, é dotata di un raccordo di alimentazione collegabile ad un rubinetto e l’acqua in eccesso viene scaricata da un sistema di troppo pieno. Naturalmente gli schemi di circolazione idraulica sono diversi da produttore a produttore e la loro efficienza è il risultato della validità del progetto.
Le dimensioni vanno ad uniformarsi ai formati standard delle carte e il numero degli scomparti è variabile a seconda del modello.

Prima dell’acquisto è da valutare bene quale sia la produzione media di stampe per ogni sessione di lavoro, e quali i formati abituali di stampa. Per la produzione di un numero ridotto di copie sarà sempre preferibile il lavaggio in bacinella (vedi procedura descritta nel precedente articolo). Con un po’ di pazienza, lavando poche fotografie alla volta, si possono risparmiare notevoli quantitativi d’acqua con un’efficienza sicuramente superiore.
Basti pensare che una lavatrice per stampe formato 30×40 cm. e provvista di 10-15 scomparti, contiene in media 50 litri d’acqua con uno scarico di 4/5 litri il minuto. E’ evidente che il suo uso non si dimostra conveniente a meno che non si contino di impegnare tutti gli scomparti per ogni ciclo di lavaggio.
Il mercato delle “Archival Washers” ha avuto successo soprattutto negli Stati Uniti dove per molti fotografi professionisti è normale la produzione di molte stampe uguali destinate alle gallerie d’arte.
La concorrenza tra i produttori ha fatto sì che i prezzi siano piuttosto elevati, dunque per chi ama il “bricolage” potrebbe essere una buona scelta la costruzione in proprio, magari dimensionando la vasca per la necessità personale. Lo spunto per la realizzazione del meccanismo di circolo dell’acqua potrebbe essere preso da una lavatrice già usata da un collega.

La funzione di una lavatrice verticale:
Una lavatrice di qualità permette il lavaggio di molte stampe in un bagno d’acqua costantemente rigenerato il cui movimento accarezzi la superficie dei fogli. Con questo meccanismo si favorisce il rilascio dalla fibra del residuo chimico, evitando al fotografo l’impegno nel dover ricambiare manualmente l’acqua a brevi intervalli. Anche il rischio di danneggiare le stampe durante l’agitazione e gli spostamenti da una bacinella all’altra viene radicalmente ridotto.
Sono due i requisiti essenziali che caratterizzano una lavatrice d’archivio:
1. La dotazione di uno scomparto per ogni stampa, in maniera che tutte le fotografie restino separate. Gli scomparti devono essere indipendenti per impedire che, inserendo in seguito altre fotografie, si contaminino di fissaggio le altre già avviate al lavaggio;
2. Un percorso di circolazione dell’acqua ben progettato, in modo che tutta la superficie di ogni singola stampa riceva lo stesso standard di lavaggio.
Altri requisiti altrettanto importanti sono:
La compattezza della vasca ed il dimensionamento adeguato della larghezza degli scomparti;
Lo svuotamento veloce dell’acqua durante ed alla fine della sessione;
Divisori removibili per facilitare la pulizia interna.

Al tramonto, parco naturale di S. Rossore, ottobre 2000 – © Marco Barsanti

Come sfruttarne a pieno l’efficienza:
Poco fa abbiamo parlato dell’importanza di un percorso idraulico ben progettato. L’acqua iniettata tramite un raccordo di gomma tra vasca e rubinetto, dovrebbe, spinta dalla pressione, circolare all’interno e asportare i residui chimici scaricandoli progressivamente. Alcuni test di laboratorio dimostrano che un numero ridotto di cambi d’acqua in un sistema chiuso e ben agitato (meccanicamente o per circolazione forzata), assicura buoni risultati. Purtroppo non tutte le lavatrici da archivio permettono un ricambio, dove, ad ogni quantità di acqua fresca immessa, corrisponda uno scarico di quella contenente residuo di fissaggio.
L’agitazione è provocata dalla spinta dell’acqua proveniente dal rubinetto di alimentazione, per questo sarà necessario conoscere quale pressione e quantità d’acqua dovremo immettere per generare sufficiente turbolenza. Una lavatrice in cui non avviene nessun tipo di movimento ondulatorio dei fogli è da scartarsi a priori.
La carta, una volta immersa nell’acqua che riempie uno scomparto, assume la tendenza all’aderire ad un lato od all’altro del medesimo. Nella maggioranza dei casi, per il tipo di curvatura naturale, è il lato emulsionato ad incollarsi ad una parete. Per questo è preferibile che i divisori presentino una superficie corrugata che aiuti a ridurre questo fenomeno.
I divisori non dovrebbero essere disposti troppo ravvicinati l’uno dall’altro: questo accorgimento riduce la tendenza del foglio all’adesione. Di contro, scomparti troppo distanziati, aumentano eccessivamente il volume dell’acqua rallentando il ricambio.
Un metodo per testare approssimativamente il ricambio d’acqua è quello di far cadere alcune gocce di colorante (es. inchiostro di china) in ciascuno scomparto. Una lavatrice ben progettata dovrebbe eliminare in maniera progressiva e rapida il colorante introdotto. I test condotti sulla maggior parte delle “Archival Washers” presenti sul mercato hanno dimostrato una tendenza a conservare a lungo una certa quantità residua di acqua colorata.
Testando per la prima volta la mia lavatrice osservai che, anche dopo trenta minuti di flusso continuo di acqua (4 litri per minuto), il colorante non aveva completamente abbandonato la vasca! Ovviamente un risultato del genere suscita molti dubbi sulla validità di funzionamento di questi costosi accessori.
Documentandomi ulteriormente ho appreso che, anche una lavatrice verticale, necessita di veri e propri cambi forzati di acqua. L’unico metodo possibile per raggiungere più cicli completi è quello di svuotarla manualmente e riempirla di nuovo d’acqua più volte.
Ecco sfumata l’illusione di poter liberamente fare una passeggiata all’aria aperta mentre le nostre fotografie sono sottoposte a lavaggio…..

Accorgimenti per favorire il lavaggio:
Abbiamo già discusso dei vantaggi apportati dall’impiego di un aiuto lavaggio chimico e dell’importanza del controllo della temperatura dell’acqua (vedi precedente articolo “Laboratorio”).
Assolutamente da evitare è il trasferimento diretto delle stampe dal bagno di fissaggio alla lavatrice. In questo modo provocheremo un’inutile, ulteriore, concentrazione di iposolfito da eliminare. Un breve pre-lavaggio costituito da un paio di ricambi d’acqua in una bacinella è un’ottima abitudine.
Attenzione anche ai fissaggi induritori dei quali l’uso in condizioni standard è certamente sconsigliato. L’impiego di un agente indurente favorisce l’intrappolamento del tiosolfato residuo dietro lo strato di emulsione compattato.
Una buona regola da adottare, nel caso che l’uso dell’induritore sia inevitabile (come in alcuni procedimenti di viraggio), è quello di raddoppiare il tempo di lavaggio.

Lavaggio di più stampe precedentemente fissate ed essiccate:
Un ottimo metodo per sfruttare a pieno la capacità di una lavatrice verticale è quello di sottoporre a lavaggio parecchie stampe provenienti da differenti sessioni di lavoro. Queste fotografie saranno già state sottoposte a fissaggio e lavaggio con la tecnica abbreviata Ilford ed essiccate (per i dettagli vedi Gente di Fotografia n°33).
Se non si desidera un viraggio conservativo può essere sufficiente fermarsi a questo punto. Per l’applicazione di un viraggio qualsiasi, al selenio, all’oro o per solfurazione, è necessario il lavaggio prolungato.
Ci si attiene dunque a questo metodo:
1. Appena raggiunto un numero sufficiente di stampe da occupare ogni scomparto della lavatrice si procede alla loro nuova bagnatura. Sono sufficienti dieci minuti di immersione in una bacinella d’acqua.
2. Si fissano nuovamente la stampe per trenta secondi; si passa poi al viraggio seguito da un qualsiasi bagno chiarificatore di iposolfito.
3. Dopo aver sottoposto le stampe ad un breve risciacquo (per asportare l’eccesso di chimica dalla superficie) si passa al loro completo lavaggio nella lavatrice a scomparti.

Valutazioni di scelta conclusive:
Vorrei aggiungere alcune osservazioni da considerare al momento che si valuti la necessità di acquistare una lavatrice:
da evitare, a meno che non si disponga già di un modello dedicato ai formati inferiori, di vasche molto grandi (es. 40×50). La loro efficienza di lavaggio è generalmente inferiore e necessitano di grossi quantitativi di acqua per il riempimento;
a meno che non si preveda una notevole produzione di stampe per sessione è meglio orientarsi sui modelli dotati di un numero ridotto di scomparti;
per un modello dedicato al formato 30×40 una buona misura di separazione fra i divisori varia da 1cm. a 1,5 cm. L’inserimento delle stampe non sarà difficoltoso e la circolazione dell’acqua avrà la massima efficienza;
Verificare attentamente il tempo di svuotamento e di riempimento, parametri fondamentali per ottenere un effettivo ricambio d’acqua. Più brevi sono questi intervalli e meglio è.
Personalmente ho dotato la mia Archival Washer di un ulteriore scarico che mi permette di svuotare la vasca in meno di due minuti.

La lavatrice d’archivio ideale:
A questo punto, giocando di fantasia potremmo idealizzare che:
Una lavatrice disegnata e costruita per raggiungere la massima efficienza dovrebbe riempirsi rapidamente usando acqua immessa con notevole pressione. Una volta riempita, l’iniezione dovrebbe interrompersi automaticamente e un sistema idraulico dovrebbe muovere dolcemente l’acqua intorno alle stampe per un certo periodo di tempo. Poi, sempre automaticamente, la vasca dovrebbe svuotarsi per poi riempirsi di nuovo, per tutte le volte necessarie al lavaggio completo.
Un’altra idea potrebbe essere quella di dotare una lavatrice di un sistema in grado di invertire alternativamente il flusso dell’acqua; dall’entrata verso l’uscita e viceversa.
Naturalmente non esiste in commercio niente di simile e per soddisfare questi requisiti dovremo aiutarci con un pizzico d’ingegno e alcune operazioni manuali.

Questa serie di articoli ci ha dato un’idea di quanto complesso e concatenato sia l’argomento legato alla stabilità dell’immagine fotografica chimica. Spero che attraverso una visione d’insieme di tutte le tecniche e gli accorgimenti descritti, ogni lettore possa far tesoro delle informazioni accumulate e migliorare le qualità di conservazione dei propri lavori.
Nel prossimo numero vedremo come trarre vantaggio dall’uso di viraggi diversi, combinati in un’unica soluzione di trattamento.

Dai monti Pisani, novembre 2002 – © Marco Barsanti

Testo e immagini © Marco Barsanti

Articolo pubblicato sul numero 37, della primavera-estate 2004 di Gente di Fotografia. Rubrica “Laboratorio”

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